Dopo la prima guerra mondiale Trieste è una città dilaniata al suo interno, ha l’anima lacerata, i triestini tedeschi se ne sono andati a migliaia, e sono stati sostituiti da immigrati italiani, la guerra ha lasciato un’eredità di lutti e di disgregazione economica, da porto principale dell’Impero è diventata uno dei tanti porti italiani. Tutto è da ricostruire, a cominciare dall’identità, gli irredentisti adesso fanno fatica a riconoscersi cittadini italiani. Gli sloveni devono confrontarsi con uno stato che da liberale in breve diventa fascista, gli ebrei dopo esser divenuti in città classe egemone sia sotto il profilo economico che culturale, sentono gli scricchiolii di un futuro sempre più incerto, che culminerà nella persecuzione e nello sterminio. Si accumulano gli atti di violenza e di disperazione. Possono imputarsi alla difficoltà e al rifiuto di adattarsi al nuovo ordine nato dalla tragedia della guerra. La città del ventennio può paragonarsi a un adolescente, che si conosce ancora poco e male, e non è in grado di darsi delle spiegazioni adeguate su sé stesso, perché pensa di essere al centro di tutto, e così fa delle analisi sbagliate sul suo presente e sul suo passato. Il futuro è una sorta di nebulosa.